Cookie

Per poter offrire un servizio efficiente e migliorare la navigazione, il sito del Canile Municipale di Asti si avvale di cookie.

Proseguendo nella navigazione, acconsente all'utilizzo degli stessi. Può in qualsiasi momento cambiare la configurazione o ricevere ulteriori informazioni consultando la nostra sezione sui cookie. Per saperne di piu'

Approvo

Home

Notizie e leggende sui gatti

Il gatto era ritenuto dagli Antichi Egizi un animale sacro e divino. Il gatto maschio era sacro al Sole e a Osiride mentre la gatta alla Luna e a Iside.
Gli Egizi veneravano Bastet, una divinità con corpo di donna e testa di gatta. Era una dea molto potente collegata a Ra ed era simbolo della vita, della fecondità e della maturità. Nella città di Bubastis nel Basso Egitto, c’era un tempio costruito in onore di Bastet. In questo edificio di pietra i gatti vagavano liberamente e i fedeli li osservavano e studiavano il loro comportamento per trarne consigli e presagi della dea.
I gatti avevano il compito di condurre gli uomini al momento della morte nell’aldilà. Il culto di Bastet era molto diffuso in diverse regioni egiziane e nel corso dei secoli sempre più popolare e potente. L’uccisione di un gatto era punita più severamente di quella di qualsiasi altro animale anche se si trattava di un incidente. Anche quando il gatto moriva di morte naturale, le persone della casa si disperavano e rispettavano il lutto come se fosse morto un membro della famiglia. Alla loro morte venivano imbalsamati e sepolti con ogni onore. Nei dintorni di Tebe e Menfi sono stati trovati cimiteri contenenti duecentomila mummie circa di gatti.
Nel Libro dei Morti egizio si affermava che il gatto possedesse nove anime e godesse di nove vite successive.

  • La leggenda dei gatti siamesiOpen or Close

    Il re del Siam viveva in un magnifico palazzo di fronte al quale c’era un grande parco ed una piscina che comunicava, con uno stretto passaggio, con un fiume, popolato da coccodrilli, che scorreva nei pressi. Il re amava molto i gatti e ne accoglieva un gran numero nella sua residenza. Aveva anche una giovane figlia, luce dei suoi occhi.
    Un giorno, dovendo allontanarsi e preoccupato per la principessa, chiamò i gatti, raccomandò loro di vegliare e prendersi cura della fanciulla in sua assenza e partì. Faceva molto caldo e la principessa decise di ristorarsi con un bagno in piscina. Mentre lei sguazzava con un certo numero di gatti di guardia attorno al bordo, un famelico coccodrillo imboccò il passaggio che portava dal fiume alla piscina per farsi un sol boccone della fanciulla. Allora, i gatti si precipitarono sulle sponde del passaggio e, agitando le loro code nell’acqua, distrassero il coccodrillo dando alla principessina il tempo necessario per mettersi in salvo. Però, nel frattempo, il rettile aveva già mozzato le loro appendici caudali con un solo morso.
    Da quel momento, secondo questa leggenda, i gatti siamesi si dividono in due famiglie: quelli con la coda lunga, che erano rimasti nel Palazzo, sono i gatti “del tempio” e quelli che avevano sacrificato le loro code per salvare la principessa sono i “gatti della piscina”.

  • La leggenda dei gattini dei saliciOpen or Close

    E’ un’altra leggenda molto bella e antica di origine polacca.
    Una gatta era disperata perchè i suoi gattini erano stati appena buttati dal padrone nel fiume. I salici affacciati sulla sponda impietositi dai continui lamenti della gatta, tesero i loro rami sul fiume e così i gattini vi si aggrapparono e si salvarono. Da quel giorno gli alberi di salice non fioriscono più ma si ricoprono di una morbida infiorescenza bianca in ricordo dei gattini salvati.
    Tali infiorescenze ancora oggi vengono chiamate proprio “gattini”.

Go to top